Messalino di Venerdì 2 Giugno
Dal libro del Siracide (44,1.9-13)
Facciamo ora l’elogio di uomini illustri,
dei padri nostri nelle loro generazioni.
Di altri non sussiste memoria,
svanirono come se non fossero esistiti,
furono come se non fossero mai stati,
e così pure i loro figli dopo di loro.
Questi invece furono uomini di fede,
e le loro opere giuste non sono dimenticate.
Nella loro discendenza dimora
una preziosa eredità: i loro posteri.
La loro discendenza resta fedele alle alleanze
e grazie a loro anche i loro figli.
Per sempre rimarrà la loro discendenza
e la loro gloria non sarà offuscata.
* È un estratto dell’elogio che Ben Sirà rivolge ai patriarchi del suo popolo.
Salmo Responsoriale (dal Sal 149)
Il Signore ama il suo popolo.
Cantate al Signore un canto nuovo;
la sua lode nell’assemblea dei fedeli.
Gioisca Israele nel suo Creatore,
esultino nel loro Re i figli di Sion.
Lodino il suo nome con danze,
con timpani e cetre gli cantino inni.
Il Signore ama il suo popolo,
incorona i poveri di vittoria.
Esultino i fedeli nella gloria,
facciano festa sui loro giacigli.
Le lodi di Dio sulla loro bocca:
questo è un onore per tutti i suoi fedeli.
Canto al Vangelo (cfr Gv 15,16)
Alleluia, alleluia. Io vi ho scelti voi, dice il Signore, perché andiate e portiate frutto, e il vostro frutto rimanga. Alleluia.
Dal Vangelo secondo Marco (11,11-25)
[Dopo essere stato acclamato dalla folla, Gesù] entrò a Gerusalemme, nel tempio. E dopo aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai l’ora tarda, uscì con i Dodici verso Betània.
La mattina seguente, mentre uscivano da Betània, ebbe fame. Avendo visto da lontano un albero di fichi che aveva delle foglie, si avvicinò per vedere se per caso vi trovasse qualcosa ma, quando vi giunse vicino, non trovò altro che foglie. Non era infatti la stagione dei fichi. Rivolto all’albero, disse: «Nessuno mai più in eterno mangi i tuoi frutti!». E i suoi discepoli l’udirono.
Giunsero a Gerusalemme. Entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano e quelli che compravano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe e non permetteva che si trasportassero cose attraverso il tempio. E insegnava loro dicendo: «Non sta forse scritto:
La mia casa sarà chiamata
casa di preghiera per tutte le nazioni?
Voi invece ne avete fatto un covo di ladri».
Lo udirono i capi dei sacerdoti e gli scribi e cercavano il modo di farlo morire. Avevano infatti paura di lui, perché tutta la folla era stupita del suo insegnamento. Quando venne la sera, uscirono fuori dalla città.
La mattina seguente, passando, videro l’albero di fichi seccato fin dalle radici. Pietro si ricordò e gli disse: «Maestro, guarda: l’albero di fichi che hai maledetto è seccato». Rispose loro Gesù: «Abbiate fede in Dio! In verità io vi dico: se uno dicesse a questo monte: “Lèvati e gèttati nel mare”, senza dubitare in cuor suo, ma credendo che quanto dice avviene, ciò gli avverrà. Per questo vi dico: tutto quello che chiederete nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi accadrà. Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi le vostre colpe».
* Il fico sterile è maledetto solo in quanto simbolo di un popolo sterile perché infedele. Il denaro ha invaso la casa di Dio, il commercio ha preso il posto della preghiera. Gesù pone fine a questo scandalo. Quindi insegna ai discepoli come ottenere da Dio il perdono e la fedeltà: perdonando ai propri fratelli e pregando con fede.
Spunti di Riflessione
«Abbiate fede in Dio!»
* Non essendo la stagione dei fichi, si può pensare che Gesù non aveva nemmeno il diritto di esigere che quella pianta lo sfamasse. L’albero del fico era, da tutta la storia del popolo, un simbolo di Israele, insieme con l’ulivo e la vite. Il Signore ha dunque diritto di trovare frutti nelle sue piantagioni. La sterilità spirituale è il peccato più imperdonabile.
«Maestro, guarda: l’albero di fichi che hai maledetto è seccato!». È bello lo stupore di Pietro, è una reazione di stupore quasi infantile; ma ciò che vale è che egli ricorda le parole di Gesù pronunciate il giorno precedente. La maledizione di quella pianta è una ratifica della sterilità attuale del popolo ebraico. Non avendo riconosciuto Gesù come Messia e Salvatore, il popolo denota una sterilità più profonda. Gesù la spiegherà subito dopo ai discepoli.
Gesù opera dunque un miracolo sia per indicare ai vicini l’efficacia della fede nella preghiera, e sia per confermare la sterilità di un popolo che, invece, ha perso la fede e la preghiera.
“C’è una sola cosa cui devi tendere, fra le molte di questo mondo: Dio, tuo riposo. E vi devi tendere finché sei pellegrino, senza stabile dimora; finché sei per via e non ancora in patria. Corri dunque verso quella mèta, percorrendo la via che è Cristo stesso" (S. Agostino).
La Parola per me, Oggi
Ciò che risulta difficile per noi è mettere in pratica la fede nella nostra vita quotidiana. Eppure, se, oltre l’agitazione e la frenesia del mondo, comprendessimo da dove ha origine la vera fame e sete dell’uomo e verso quale meta egli tende tutto se stesso, allora la fede in Gesù potrebbe svolgere un’azione liberatrice sulla nostra vita, come «vero pane di vita».
La Parola si fa Preghiera
Dio eterno, è difficile credere alla tua onnipotenza in un mondo in cui il male così spesso trionfa. Donaci di riconoscere la tua azione e rinnova la nostra fede nella tua provvidenza, perché la nostra preghiera non venga mai meno, per Gesù Cristo, nostro Signore.