Messalino di Venerdì 25 Maggio
Dalla lettera di san Giacomo apostolo (5,9-12)
Non lamentatevi, fratelli, gli uni degli altri, per non essere giudicati; ecco, il giudice è alle porte.
Fratelli, prendete a modello di sopportazione e di costanza i profeti che hanno parlato nel nome del Signore. Ecco, noi chiamiamo beati quelli che sono stati pazienti. Avete udito parlare della pazienza di Giobbe e conoscete la sorte finale che gli riserbò il Signore, perché il Signore è ricco di misericordia e di compassione.
Soprattutto, fratelli miei, non giurate né per il cielo, né per la terra e non fate alcun altro giuramento. Ma il vostro «sì» sia sì, e il vostro «no» no, per non incorrere nella condanna.
* La pazienza è l’arte di sperare. Con gli occhi puntati sul futuro, il cristiano paziente evita le inutili lamentele, tempo sprecato per il Regno e compito sottratto all’unico Signore, Giudice di tutti.
Salmo Responsoriale (dal Sal 102)
Misericordioso e pietoso è il Signore.
Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tutti i suoi benefici.
Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue infermità,
salva dalla fossa la tua vita,
ti circonda di bontà e misericordia.
Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Non è in lite per sempre,
non rimane adirato in eterno.
Perché quanto il cielo è alto sulla terra,
così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono;
quanto dista l’oriente dall’occidente,
così egli allontana da noi le nostre colpe.
Canto al Vangelo (Gv 17,17)
Alleluia, alleluia. La tua parola, Signore, è verità; consacraci nella verità. Alleluia.
Dal Vangelo secondo Marco (10,1-12)
In quel tempo, Gesù, partito da Cafàrnao, venne nella regione della Giudea e al di là del fiume Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli insegnava loro, come era solito fare.
Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla».
Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto».
A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio».
* Ecco alcuni tratti delle relazioni durevoli tra l’uomo e la donna: l’importanza di riconoscere che l’altro è simile, il fatto di abbandonare tutto per aderire all’altro, il rendersi solidale e farsi piccolo come il bimbo. Si tratta essenzialmente di una trasformazione del cuore; bisogna imparare ad amare come Gesù.
Spunti di Riflessione
L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto
La volontà di Dio è comprensibile solo a coloro che l’ascoltano con una illimitata fiducia per comprenderla nella sua totalità e integrità. Gesù rivela il motivo reale che ha portato alla permissione di Mosè apparentemente compatibile con la volontà di Dio: «per la vostra durezza di cuore...», cioè per l’egoismo. Il permesso manifesta soltanto la rottura «già avvenuta» dell’unita.
Il divorzio non si giustifica nell’ordine della creazione, esiste solo nel disordine del peccato; è la durezza del cuore è soprattutto il rifiuto di Dio. La lettera agli Ebrei traduce l’indurimento del cuore con l’incredulità. La rottura delle relazioni con il Creatore, attraverso il peccato originale, ha turbato i rapporto coniugali: al posto della comunione si è infiltrata la libido possessiva (3,16), il fratricidio (4,1-16), la poligamia (4,18). Alla radice dei disordini spirituali e sessuali si trova il rifiuto di Dio. Gesù invita a convertirsi, a uscire da questa sclerocardia; passare dall’eros, che è l’amore possessivo, all’agape che è amore oblativo. Le prove e le difficoltà, anziché risolversi con la rottura, non fanno che una verifica e una maturazione dell’amore coniugale. Un personaggio di Claudel dice: «La forza per la quale io ti amo non è diversa dalla forza per la quale tu esisti». Il Cristo ha presentato il matrimonio come una strada di santità non come una partita di piacere. L’unità della coppia è voluta da Dio, ma non è data totalmente già in partenza; deve essere creata ogni tappa della vita coniugale. Se gli sposi sono carezzati, ammirati e attorniati nel giorno delle loro nozze, ben presto sono lasciati soli uno di fronte all’altro; unità sentimentale e sensibile dei primi tempi, unità espressa nel bimbo, frutto del loro amore, unità realista e spesso fragile nell’età matura, unità profonda e delicata nella sera della vita, in cui come mai ci si sente compagni di eternità.
Gesù richiama all’unità: «saranno una carne sola», cioè come una sola persona con concordia di progetti e di sentimenti; implicitamente inculca a costruire sull’unità, a ripristinarla giorno per giorno.
La Parola per me, Oggi
Vivere la Parola oggi è prendere coscienza di come Dio ci chiama a divenire responsabili delle e nelle scelte fatte. Abituarsi giorno per giorno a portare a termine gli impegni presi, ci allenerà ad essere fedeli nelle scelte fondamentali della nostra esistenza, così come è fedele il nostro Dio.
La Parola si fa Preghiera
Padre, Tu vuoi che il tuo amore risplenda nelle nostre vite.
Rendici segni dell’amore autentico, fedele, incrollabile,
in un mondo che ha bisogno di riscoprire
che anche oggi è possibile amare fino in fondo, per sempre.
- UN MESE A MARIA -
- Peccatori. Ecco la realtà di noi uomini: “peccatori”, bisognosi di Salvezza, bisognosi di una Madre che ci dia in continuazione la Salvezza. «Lo sguardo della Vergine è il solo veramente infantile, il solo vero sguardo di bambino che mai si sia posato sulla nostra vergogna e sulla nostra miseria» (Georges Bernanos).
Padre nostro, Ave Maria (10 volte), Gloria