Messalino di Venerdì 27 Gennaio
Dalla lettera agli Ebrei (10,32-39)
Fratelli, richiamate alla memoria quei primi giorni: dopo aver ricevuto la luce di Cristo, avete dovuto sopportare una lotta grande e penosa, ora esposti pubblicamente a insulti e persecuzioni, ora facendovi solidali con coloro che venivano trattati in questo modo. Infatti avete preso parte alle sofferenze dei carcerati e avete accettato con gioia di essere derubati delle vostre sostanze, sapendo di possedere beni migliori e duraturi.
Non abbandonate dunque la vostra franchezza, alla quale è riservata una grande ricompensa. Avete solo bisogno di perseveranza, perché, fatta la volontà di Dio, otteniate ciò che vi è stato promesso.
Ancora un poco, infatti, un poco appena,
e colui che deve venire, verrà e non tarderà.
Il mio giusto per fede vivrà;
ma se cede, non porrò in lui il mio amore.
Noi però non siamo di quelli che cedono, per la propria rovina, ma uomini di fede per la salvezza della nostra anima.
* Gli Ebrei, ai quali s’indirizza questa lettera, sono antichi Giudei che si sono convertiti a Cristo ma rimpiangono, date le condizioni di dispersione e di povertà in cui vivono, gli splendori del culto antico. Essi sono tentati di ritornare sui loro passi, tanto più che la persecuzione li incalza e si delinea prossimo l’annientamento della nazione giudaica da parte dell’impero romano.
Salmo Responsoriale (dal Sal 36)
La salvezza dei giusti viene dal Signore.
Confida nel Signore e fa’ il bene:
abiterai la terra e vi pascolerai con sicurezza.
Cerca la gioia nel Signore:
esaudirà i desideri del tuo cuore.
Affida al Signore la tua via,
confida in lui ed egli agirà:
farà brillare come luce la tua giustizia,
il tuo diritto come il mezzogiorno.
Il Signore rende sicuri i passi dell’uomo
e si compiace della sua via.
Se egli cade, non rimane a terra,
perché il Signore sostiene la sua mano.
La salvezza dei giusti viene dal Signore:
nel tempo dell’angoscia è loro fortezza.
Il Signore li aiuta e li libera,
li libera dai malvagi e li salva,
perché in lui si sono rifugiati.
Canto al Vangelo (Mt 11,25)
Alleluia, alleluia. Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché ai piccoli hai rivelato i misteri del Regno. Alleluia.
Dal Vangelo secondo Marco (4,26-34)
In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura».
Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra».
Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.
* Quando il seminatore ha seminato la Parola di Dio, non deve pensarci più. Dorma o vegli: sia nell’incoscienza o nella perfetta coscienza, di notte o di giorno la semente germoglia e cresce indipendentemente da lui. È la forza immensa della Parola di Dio.
Spunti di Riflessione
La terra produce spontaneamente
Gesù vuole con questa parabola dare un conforto ai suoi uditori. Essi devono rendersi conto che la seminagione è in atto, che già operano le forze di Dio, anche se si sviluppano ancora nascostamente e senza chiasso. Non è ancora giunto il tempo della mietitura; ma la sua venuta è certa. Nell’attesa bisogna aspettare con pazienza e serenità, fiduciosi nella potenza divina. Non con una inquieta attività personale si potrà raggiungere lo scopo, perché il Regno di Dio non viene eretto dagli uomini.
Succede così per il Regno di Dio: dopo una lunga attesa, arriverà certissimamente l’ora del trionfo finale. Guardate, sembra dire Gesù, il contadino che attende pazientemente il momento della raccolta. Nulla può impedire al Regno di Dio di trionfare. Il grano è stato seminato; l’inizio garantisce il finale. Si tratta allora di attendere pazientemente; non bisogna forzare i tempi, ma con una fiducia totale abbandonarsi a Dio. Il frutto esce dal seme, la fine dall’inizio. In ciò che è minuscolo agisce già ciò che lo renderà immenso. Nell’istante presente ha preso il via ciò che dovrà arrivare, ma tutto è ancora nascosto. Occorre credere a questa presenza nascosta del Regno di Dio in un mondo che non vuole riconoscerlo.
L’ora di Dio viene. Anzi, spunta già. In tutto ciò che Dio comincia, la fine è già inclusa. Eccoci nel cuore della predicazione di Gesù: partendo da ciò che è nulla e nonostante tutti gli insuccessi, Dio conduce a termine ciò che ha iniziato.
La Parola per me, Oggi
Se la Parola è quel seme che «germoglia da sé», se essa, come il granello di senape, ha in sé una forza prodigiosa di crescita, se, ancora, la Parola può trasformare la mia vita, in qualsiasi situazione mi trovi, allora oggi voglio accogliere e custodire con serietà questa Parola; voglio cioè riflettere su di essa, calarla nel concreto, approfondirla nella calma.
La Parola si fa Preghiera
Aumenta la nostra fede, Gesù. Come quel granello di senape, cresca in noi la fiducia nella tua potenza. Tu puoi tutto, ma noi con la nostra incredulità ti sbarriamo la strada. La tua Parola cresca oggi dentro di noi e germogli la fede “che sposta le montagne”.