Messalino di Venerdì 3 Giugno

Messalino di Venerdì 3 Giugno

 

Dagli Atti degli Apostoli (25,13-21)

In quei giorni, arrivarono a Cesarèa il re Agrippa e Berenice e vennero a salutare Festo. E poiché si trattennero parecchi giorni, Festo espose al re le accuse contro Paolo, dicendo: «C’è un uomo, lasciato qui prigioniero da Felice, contro il quale, durante la mia visita a Gerusalemme, si presentarono i capi dei sacerdoti e gli anziani dei Giudei per chiederne la condanna. Risposi loro che i Romani non usano consegnare una persona, prima che l’accusato sia messo a confronto con i suoi accusatori e possa aver modo di difendersi dall’accusa.
Allora essi vennero qui e io, senza indugi, il giorno seguente sedetti in tribunale e ordinai che vi fosse condotto quell’uomo. Quelli che lo incolpavano gli si
misero attorno, ma non portarono alcuna accusa di quei crimini che io immaginavo; avevano con lui alcune questioni relative alla loro religione e a un certo Gesù, morto, che Paolo sosteneva essere vivo.
Perplesso di fronte a simili controversie, chiesi se volesse andare a Gerusalemme e là essere giudicato di queste cose. Ma Paolo si appellò perché la sua causa fosse riservata al giudizio di Augusto, e così ordinai che fosse tenuto sotto custodia fino a quando potrò inviarlo a Cesare».

* Come l’autorità romana così il re giudeo, che è competente in questioni religiose, deve giungere alla conclusione di lasciar libero Paolo.

 

Salmo Responsoriale (dal Sal 102)
Il Signore ha posto il suo trono nei cieli.

Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tutti i suoi benefici.

Perché quanto il cielo è alto sulla terra,
così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono;
quanto dista l’oriente dall’occidente,
così egli allontana da noi le nostre colpe.

Il Signore ha posto il suo trono nei cieli
e il suo regno dòmina l’universo.
Benedite il Signore, angeli suoi,
potenti esecutori dei suoi comandi.

 

Canto al Vangelo (Gv 14,26)
Alleluia, alleluia. Lo Spirito Santo vi insegnerà ogni cosa; vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto. Alleluia.

Dal Vangelo secondo Giovanni (21,15-19)

In quel tempo, [quando si fu manifestato ai discepoli ed] essi ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro:
«Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli».
Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore».Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni,
mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi».
Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».

* Pietro non si fida più della sua sicurezza; chiama Gesù a testimone del suo amore. Il suo conforto è che Gesù conosce non solo la sua colpa, ma anche il suo amore, e non lo dimentica.

 

Spunti di Riflessione

«Mi vuoi bene?»
Simon Pietro era il prescelto a cui Gesù aveva affidato la guida suprema della Chiesa: «Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa» (Mt. 16,18). Eppure aveva rinnegato Gesù per tre volte. Nonostante questo, Gesù gli conferisce solennemente l’autorità di guida suprema. Pietro sarà il Sommo Pastore visibile del suo gregge.
La triplice affermazione d’amore da parte di Pietro gli ricorda la sua triplice caduta. Egli espia il suo peccato con l’amore. Gesù chiede a Pietro un amore umano, totale, sommo, esclusivo. Gesù ci chiede solo di amarlo. Egli viene a noi come un mendicante d’amore. È amandoci che Dio ci rende capaci di amare. Solo chi è perdonato ama molto. Per questo l’esperienza più grande che si possa fare è l’esperienza del perdono. Il perdono di Dio è la meraviglia dell’Onnipotenza divina. Quando arriva il perdono allora il fuoco dell’amore comincia ad ardere in noi. È il fuoco dello Spirito Santo che il Padre, attraverso Gesù, dona alla sua Chiesa, a ciascuno di noi.
S. Teresina definiva la santità “una disposizione del cuore che ci rende umili e piccoli tra le braccia di Dio, consapevoli della nostra debolezza e fiduciosi fino all’audacia nella bontà del Padre Celeste”.

 

La Parola per me, Oggi

Gesù chiede un grande amore. Un amore totale, immenso. La maggior parte degli uomini impegnano nella vita  soltanto una piccola parte, una parte ridicolmente piccola del loro essere, come quei ricchi avari che un tempo se ne morivano dopo di aver speso soltanto l’utile dei loro utili.

 

La Parola si fa Preghiera

Signore Gesù, tu sai tutto, tu conosci il mio cuore e la mia
vita. Tu conosci la mia viltà e il peccato che mi abita. Eppure
è l’amore di questa povera creatura che tu implori,
dolcemente. Gesù poiché tu sai tutto, tu lo sai che ti amo.

 

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