Messalino di Venerdì 9 Febbraio

Messalino di Venerdì 9 Febbraio

 

Dal primo libro dei Re  (11,29-32; 12,19)

In quel tempo Geroboàmo, uscito da Gerusalemme, incontrò per strada il profeta Achìa di Silo, che era coperto con un mantello nuovo; erano loro due soli, in campagna. Achìa afferrò il mantello nuovo che indossava e lo lacerò in dodici pezzi.
Quindi disse a Geroboàmo: «Prenditi dieci pezzi, poiché dice il Signore, Dio d’Israele: “Ecco, strapperò il regno dalla mano di Salomone e ne darò a te dieci tribù. A lui rimarrà una tribù a causa di Davide, mio servo, e a causa di Gerusalemme, la città che ho scelto fra tutte le tribù d’Israele”».
Israele si ribellò alla casa di Davide fino ad oggi.

* Geroboàmo è un architetto che si è rivelato nella costruzione del Tempio, tanto che Salomone ne fa uno dei suoi principali ministri. Incontra un giorno un profeta, che con un mimo, predice il prossimo scisma del popolo eletto e la responsabilità che avrà Geroboàmo in questo scisma.

 

Salmo Responsoriale (dal Sal 80)
Sono io il Signore, tuo Dio: ascolta popolo mio.

Ascolta, popolo mio, non ci sia in mezzo a te un dio estraneo
e non prostrarti a un dio straniero.
Sono io il Signore, tuo Dio,
che ti ha fatto salire dal paese d’Egitto.

Ma il mio popolo non ha ascoltato la mia voce,
Israele non mi ha obbedito:
l’ho abbandonato alla durezza del suo cuore.
Seguano pure i loro progetti!

Se il mio popolo mi ascoltasse!
Se Israele camminasse per le mie vie!
Subito piegherei i suoi nemici
e contro i suoi avversari volgerei la mia mano.

 

Canto al Vangelo (cf At 16,14b)
Alleluia, alleluia.  Apri, Signore, il nostro cuore e accoglieremo le parole del Figlio tuo. Alleluia.

Dal Vangelo secondo Marco (7,31-37)

In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.
Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».

* Nella guarigione del sordomuto, le orecchie si aprono alla parola di rivelazione di Gesù, anche in terra pagana.

 

Spunti di Riflessione

«Effatà»
«Io sono nel Padre e il Padre è in me. Le parole che io vi dico, non le dico da me, ma il Padre che è in me compie le sue opere» (Gv 14,10). Come il Padre, all’nizio dei tempi, plasmò Adamo dal fango muto, soffiandogli nelle narici un alito di vita, così il Figlio, nuovo Adamo, stende la mano su un sordomuto, gli mette le dita nelle orecchie, emette un sospiro e dice: «Effatà» cioè «Apriti!». La parola di Cristo, come quella del Padre, è creatrice e ricreatrice: egli dice e così è fatto. Il Verbo creatore del mondo apre all’uomo le labbra perché reciti e comunichi le sue lodi, e le orecchie perché ascolti la sua parola: «Ascolta, Israele... Sono io il Signore tuo Dio». Toccandola con la saliva che umidifica la sua parola di vita e di gioia, Gesù scioglie la lingua del muto e gli dà lingua e parole nuove. Con l’«unzione» delle palpebre mediante la saliva, Gesù farà ritrovare al cieco nato la vista. Ciò vuole insegnarci che la parola di Cristo, impregnata di questa «unzione», fa ritrovare al mondo la vera luce.
Ecco il miracolo che Gesù compie: aprire il sordomuto a Dio e agli altri. Gesù vuole che il dialogo sia lo stile della vita che Egli è venuto a portare; ma questo inizia prima di tutto dall’ascolto. Ogni parola del cristiano, per essere vera, deve poggiare, come quella di Maria, sul silenzio di tutto l’essere. Il sordo è simbolo dell’uomo che non percepisce la Parola divina. A quest’uomo Gesù grida: Effatà, apriti! In quanti modi Dio ci parla all’interno del cuore, eppure noi rimaniamo sordi e muti nelle nostre miserie!
“Voci di dentro” è un lavoro teatrale di Eduardo De Filippo, abbastanza pessimistico nella rappresentazione dei rancori e delle viltà che covano in una famiglia apparentemente bonaria e concorde. Però vi si trova anche la bella figura di zi’ Nicola, un vecchio assai strano, il quale, “accortosi che il mondo è troppo sordo alle voci interiori che spingono al bene”, si è volontariamente fatto muto, e non aprirà più bocca fino alla morte, protestando così per la “sordità di tante anime impazzite . Eppure la guarigione del sordomuto, operata da Gesù, ha il potere di distoglierci da tale pessimismo e di far rinascere la speranza dentro di noi.

 

La Parola per me, Oggi

Siamo sordi quando non sentiamo il grido di aiuto che si leva verso di noi e preferiamo mettere tra noi e il prossimo il “doppio vetro” dell’indifferenza. Siamo muti quando ci chiudiamo per orgoglio in un silenzio sdegnoso e risentito, mentre forse con una sola parola di scusa e di perdono potremmo riportare la pace e la serenità in casa.

 

 

La Parola si fa Preghiera

Meraviglioso, Signore, è tutto ciò che fai, quello che capiamo e quello che non capiamo, quello che apprezziamo e quello che non apprezziamo. La prova del tempo ci mostra che le tue vie non sono le nostre vie, ma che tu sempre provvedi al bene di chi ama Dio. Dal male fai sì che si ricavi un bene più grande, dalla malattia una sorgente di lode, di pazienza e di compassione. Noi crediamo che tu sei buono e che sei signore di ogni cosa, anche dell’impossibile. Meraviglioso, Signore, è tutto ciò che fai.

 

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