Messalino di Venerdì Santo – 14 Aprile

Messalino di Venerdì Santo – 14 Aprile

Dal libro del profeta Isaia (52,13-15; 53,1-12)

Ecco, il mio servo avrà successo,
sarà onorato, esaltato e innalzato grandemente.
Come molti si stupirono di lui
– tanto era sfigurato per essere d’uomo il suo aspetto
e diversa la sua forma da quella dei figli dell’uomo –,
così si meraviglieranno di lui molte nazioni;
i re davanti a lui si chiuderanno la bocca,
poiché vedranno un fatto mai a essi raccontato
e comprenderanno ciò che mai avevano udito.
Chi avrebbe creduto al nostro annuncio?
A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore?
È cresciuto come un virgulto davanti a lui
e come una radice in terra arida.
Non ha apparenza né bellezza
per attirare i nostri sguardi,
non splendore per poterci piacere.
Disprezzato e reietto dagli uomini,
uomo dei dolori che ben conosce il patire,
come uno davanti al quale ci si copre la faccia;
era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima.
Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze,
si è addossato i nostri dolori;
e noi lo giudicavamo castigato,
percosso da Dio e umiliato.
Egli è stato trafitto per le nostre colpe,
schiacciato per le nostre iniquità.
Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui;
per le sue piaghe noi siamo stati guariti.
Noi tutti eravamo sperduti come un gregge,
ognuno di noi seguiva la sua strada;
il Signore fece ricadere su di lui
l’iniquità di noi tutti.
Maltrattato, si lasciò umiliare
e non aprì la sua bocca;
era come agnello condotto al macello,
come pecora muta di fronte ai suoi tosatori,
e non aprì la sua bocca.
Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo;
chi si affligge per la sua posterità?
Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi,
per la colpa del mio popolo fu percosso a morte.
Gli si diede sepoltura con gli empi,
con il ricco fu il suo tumulo,
sebbene non avesse commesso violenza
né vi fosse inganno nella sua bocca.
Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori.
Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione,
vedrà una discendenza, vivrà a lungo,
si compirà per mezzo suo la volontà del Signore.
Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce
e si sazierà della sua conoscenza;
il giusto mio servo giustificherà molti,
egli si addosserà le loro iniquità.
Perciò io gli darò in premio le moltitudini,
dei potenti egli farà bottino,
perché ha spogliato se stesso fino alla morte
ed è stato annoverato fra gli empi,
mentre egli portava il peccato di molti
e intercedeva per i colpevoli.

* Questo quarto poema del Servo Sofferente è il più importante. Sottolinea l’abbassamento a cui il Servo è ridotto e vede in questo abbassamento la salvezza delle nazioni: là dove non si riconosce nemmeno più un uomo, si potrà vedere un gesto straordinario di Dio.

 

Spunti di Riflessione

Per le sue piaghe noi siamo stati guariti
Il Servo, secondo l’opinione comune dei suoi contemporanei era da reputarsi un colpito, quasi un lebbroso, un percosso da Dio, un umiliato, indegno di ogni onore. Al contrario, ed è la strabiliante novità della rivelazione, il Servo stava soffrendo come espiazione vicaria. Egli ha sopportato i nostri mali e, sopportandoli, li ha cancellati; nelle sue piaghe noi abbiamo trovato la guarigione.
Si è umiliato, non ha aperto bocca; il suo silenzio continuo ha impressionato il Sinedrio, Pilato, Erode: restava muto come l’agnello che è trascinato al mattatoio, tanto che apparve senza equivoci il vero Agnello di Dio, che sopporta e cancella i peccati del mondo. Come un albero ben radicato, venne strappato dalla terra dei viventi per la salvezza del popolo.

 

La Parola per me, Oggi

Salendo il Calvario, Gesù non aveva né «apparenza, né bellezza», era totalmente sfigurato, da non sembrare un uomo, ma un cumulo di sangue che si trascinava. La sua sofferenza si incida fortemente nel nostro cuore, per annunciarla apertamente come causa di salvezza.

 

La Parola si fa Preghiera

O Spirito Santo, aprimi alla comprensione del grido di Gesù e alla risposta. Fa’ che, con tutto l’amore, io mi doni a Lui che si è donato a me fino allo strazio della morte in croce. E fa’ che il mio donarmi sia la concreta risposta a Lui presente in quelli che soffrono arsura, oggi, attorno a me.

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