Messalino di Venerdì Santo – 30 Marzo

Messalino di Venerdì Santo – 30 Marzo

 

Passione di N. S. Gesù Cristo secondo Giovanni (19,16-37) Forma breve

Essi presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo detto del Cranio, in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù in mezzo. Pilato compose anche l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei». Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco.
I capi dei sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: «Non scrivere: “Il re dei Giudei”, ma: “Costui ha detto: Io sono il re dei Giudei”». Rispose Pilato: «Quel che ho scritto, ho scritto».
I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti, ne fecero quattro parti – una per ciascun soldato – e la tunica. Ma quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: «Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca». Così si compiva la Scrittura, che dice: «Si sono divisi tra loro le mie vesti e sulla mia tunica hanno gettato la sorte». E i soldati fecero così.
Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.
Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito.
Era il giorno della Parasceve e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: «Non gli sarà spezzato alcun osso». E un altro passo della Scrittura dice ancora: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto».

 

Spunti di Riflessione

Egli è stato trafitto per i nostri peccati
La Croce di Gesù è il luogo dove, in modo definitivo, si sono manifestate al mondo la giustizia e la misericordia del Padre. Essa mostra, con la sua carica di dolore e di morte, la forza e la gravità del peccato: è su quella croce che Gesù per la remissione dei peccati versa fino all’ultima goccia del suo sangue (cf Gv 19,34).
Guardando alla Croce di Gesù non si può fare a meno di vedere in faccia il peccato: egli per noi si è fatto peccato. Ne viene che il pentimento cristiano non è il rimpianto di una cosa fatta male (quasi come rompere, per distrazione, un oggetto prezioso), ma il dolore di una sofferenza inferta alla persona che più di ogni altra si ama. La contemplazione della Croce, vista come faccia del peccato, aiuta a passare dal senso di colpa al pentimento.
Ma, e questo è quello che più conta, la Croce di Gesù mostra in modo insuperabile anche la faccia della misericordia. Il sangue divino di Gesù, versato per il peccato, è più forte del peccato e della morte e li distrugge.

La Madonna è la Vergine fedele, la Vergine della fede. È lei che ha conservato la fede anche in quel venerdì santo, in cui tutto sembrava crollare; anche in quel sabato santo, in cui lei sola attendeva la risurrezione.

 

La Parola per me, Oggi

«Ho sete». In questa parola di Gesù si esprime il grido dell’uomo d’oggi. Di chi è solo e ha sete che qualcuno gli si faccia “prossimo”, il grido di chi è ferito negli affetti più cari e ha sete di tenerezza, di chi ha sbagliato e ha sete di perdono, di chi è oppresso e ha sete di giustizia, di chi è prigioniero e ha sete di libertà. Quanto condensarsi di significati nella sete di Gesù! Ma ce n’è uno che ha più peso di tutti. È quello della “sete” che Gesù ha della nostra risposta d’amore al suo Amore che salva.

 

 

La Parola si fa Preghiera

O croce santa, che hai accolto il mio Signore e sei stata per lui trono ed altare, che io non passi indifferente dinanzi a te, ma accolga il tuo richiamo a diventare anch’io dono d’amore.

 

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