PER COMBATTERE LA MALINCONIA

«Si è più beati nel dare che nel ricevere!» (At 20,35).
Un grande mezzo per vincere la malinconia e lo sconforto è richiamare alla mente la certezza che Dio è Padre e ci ama personalmente e infinitamente.
Altri mezzi utili a vincere la depressione: fare una passeggiata o una gita, leggere un libro interessante, fare dello sport, ascoltare musica e soprattutto fare qualcosa a favore di un altro. La volontà di rallegrare gli altri, anche se non si può condividere l’allegria, è una magnifica cura medicinale contro la malinconia: telefonate o scrivete a qualcuno che è solo, mandate un libro o un dono a qualcuno che è ammalato, portate dei dolci a un bimbo a cui volete bene. Non c’è migliore allegria che rendere allegri e felici gli altri.
Un mazzo di suggerimenti pratici: L’arte di donare se stessi
Un “sì” è un dono a Dio, un dono ai fratelli.
Perché non donare sempre se stessi?
* Bisogna coltivare l’arte di donare se stessi. Le occasioni sono fugaci, come quelle per fare rapidi guadagni. Ma le idee del donare somigliano a certe varietà di fiori: più se ne colgono e più ne continuano a sbocciare. E il donare rende la vita più interessante. Fu saggio e pratico il filosofo che scrisse: «L’unico vero dono è una parte di te stesso».
* Gli uomini hanno diverse cose da donare. Alcuni hanno tempo, energia, mestiere, idee. Altri hanno capacità speciali. Tutti noi però possiamo donare comprensione, interesse, incoraggiamento, cose che non richiedono alcuna spesa, salvo quella di un francobollo o di una telefonata.
* La semplice lode è una delle forme più gradite di donazione. Mi sono accorto che autori, attori, conferenzieri e pubblici funzionari — anche i più importanti — sono assetati di spontanee espressioni di consenso. Noi ce li immaginiamo sommersi di lodi e invece troppo spesso vivono di briciole. La pubblicità artefatta, creata per lanciarli, non riscalda il loro cuore. Ciò a cui anelano è la spontanea, umana, amichevole lode della gente che cercano di compiacere.
«Ero nella sala da pranzo di un albergo dove suonava un’orchestra: un’ottima orchestra, che presentava brani ben scelti e ben eseguiti. Mentre stavo per uscire, un impulso improvviso mi indusse a fermarmi e a dire: «Signori, ho molto gustata la vostra esecuzione». Per un attimo mi guardarono sbalorditi. Poi tutti i loro volti si aprirono in un sorriso e li lasciai che suonavano, raggianti, i loro strumenti. Anche la mia giornata fu più bella, per questo».
* In questo mondo è quasi impossibile donar qualcosa senza ottenere qualche altra cosa in cambio, purché, naturalmente, non si cerchi di ottenerla. Di solito questa ricompensa giunge sotto una forma del tutto imprevista, e può anche darsi che arrivi qualche mese o, addirittura, qualche anno dopo.
Racconta un signore: una domenica mattina, l’ufficio postale mi recapitò a domicilio un espresso importante, benché fosse indirizzato in ufficio e la posta avesse già adempiuto ai suoi obblighi di consegnarmelo lì. Scrissi al capo dell’ufficio postale una lettera di elogio. Più di un anno dopo ebbi bisogno di una cassetta postale per una nuova attività che stavo avviando. Allo sportello mi dissero che non c’erano più cassette libere e il mio nome sarebbe stato aggiunto a un nuovo elenco di persone che avevano fatto la stessa richiesta. Mentre stavo per andarmene, comparve sulla porta il capoufficio. Aveva sentito la conversazione. «Non siete voi che un anno fa ci avete scritto quella lettera a proposito di un espresso consegnato a casa vostra?».
Risposi di sì.
«Allora, avrete senz’altro una cassetta in questo ufficio postale, anche se dovessimo fabbricarne una apposta per voi. Non potete capire che cosa significhi per noi una lettera del genere. Di solito non riceviamo altro che lamentele». Di lì a un’ora ebbi la mia cassetta.


