Piccola testimonianza sul Rosario

Il passare con Maria attraverso le scene del Rosario è come mettersi alla ‘scuola’ di Maria per leggere Cristo, per penetrarne i segreti, per capirne il messaggio. Una scuola, quella di Maria, tanto più efficace, se si pensa che Ella la svolge ottenendoci in abbondanza i doni dello Spirito Santo e insieme proponendoci l’esempio di quella «peregrinazione della fede», nella quale è maestra incomparabile. (Giovanni Paolo II, RVM)
Uno scaricatore di porto: «Io faccio lo scaricatore. Il mestiere, certi giorni, è rude: bisogna fare in fretta; centinaia, migliaia di sacchi passano fra le nostre mani o sulle nostre spalle. Pensavo difficilmente a Dio durante la giornata, finché decisi che avrei detto ogni giorno i cinque misteri corrispondenti del Rosario, durante il mio lavoro. È quasi sempre possibile. Oh, non garantisco certamente il numero esatto delle Ave Maria, spesso più di dieci. Ma poco importa. Ogni volta che fermo per qualche minuto il mio pensiero su una delle grandi scene della vita di Gesù e di Maria, partecipo veramente alla gioia della Madonna nella sua Annunciazione; i sacchi che porto costituiscono il mio modo di associarmi a questa gioia, anche se i miei muscoli sono indolenziti. Così con i misteri dolorosi io mi unisco a Gesù che, nell’orto degli Ulivi o mentre è flagellato o sulla croce, vede l’immensa folla degli uomini indifferente davanti alla bontà che Egli dona loro.
Il mio rosario illumina ogni mia giornata di lavoro di una luce sempre nuova. E nei giorni in cui la fatica è più pesante, nei giorni in cui non si riesce nemmeno a riflettere o a pregare, allora rimane sempre la possibilità di offrire una catasta di sacchi o un quarto d’ora di sudore in unione con Gesù e in onore di un mistero».


