TI VOGLIO BENE

TI VOGLIO BENE

 

“Ti voglio tanto bene”, è una frase che desideriamo tanto che ci dicano.

C’è in una commedia di John Patrick che porta questo titolo: La sconcertante signora Savage; tra due personaggi ad un certo punto si svolge il seguente dialogo:

  • Che hai, Margherita?
  • Soltanto che in questa interminabile giornata nessuno m’ha ancora detto che mi vuol bene.
  • Ma no. L’ho sentito dire da Fiorenza, a cena.
  • Davvero?
  • Non hai sentito? Ti ha detto: “non mangiare così in fretta”.

Ci sono molte frasi, come fa notare la perspicace signora Savage, che contengono un messaggio di affetto.
Per esempio:
“Tu conti molto per me.
Quello che ti accade mi sta a cuore.
No voglio che ti faccia del male”.
Ma bisogna saper ascoltare e sentire quest’affetto.

Quando il Padre (Dio) dice: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento» (Mt 3,17) è come dire: “Ti voglio bene, tu godi il mio amore”.
E questo il Padre lo ripete a ciascuno di noi. Il suo amore di Padre per noi non verrà mai meno.
Vedete: tante volte il Padre Celeste ci telefona: è che noi non rispondiamo mai. Per esempio un fiore, un qualche cosa: son tutte frasi per dirci: “Ti voglio bene”. E invece noi non capiamo mai niente. Ci lamentiamo che nessuno ci vuol bene: non è vero!
Il Padre Celeste vi ama, vi telefona continuamente dal mattino alla sera.
Quante volte durante il giorno vi telefona e vi dice: “Ti voglio bene”. Dice a ciascuno: “Tu sei la mia figlia dilettissima, tu godi tutto il mio compiacimento: ti voglio tanto bene, tanto bene”.

Simone Weil, donna ebrea, morta nei campi di sterminio, nella seconda guerra mondiale, professoressa di filosofia, intuì meravigliosamente questo pensiero e lo espresse con delle immagini tangibili:

«Dio ha stabilito con i suoi amici, che siamo noi, suoi figli, un linguaggio convenzionale, cioè fatto di segni. Ogni avvenimento della vita è una parola di questo linguaggio: è un messaggio.
Il senso comune a tutte queste parole, cioè il denominatore comune di tutti questi messaggi di amore che lui ci invia, è il seguente telegramma conciso di Dio: “Dio ti ama”!
A ciascuno di noi continuamente lui rivolge una simile parola.
Bevo un bicchiere d’acqua, per esempio? L’acqua è un “io ti amo” di Dio.
Resto due giorni nel deserto senza trovar da bere? La gola secca è un “io ti amo” di Dio.
Dio è come una donna possessiva, attaccatissima al suo sposo,
che gli sussurra all’orecchio per ore e ore senza posa: Ti amo, ti amo, ti amo.
Dio non ha parole per dire alle sue creature: Ti odio. Non lo dice mai. Egli ama.
Non però come amo io, ma come uno smeraldo è verde. Egli è “Io amo” per definizione.
Lo smeraldo è verde per definizione, non può essere smeraldo se non è verde;
Dio non può essere Dio se non è amore.
Dio è per definizione: “Io amo”.
Anch’io, uomo o donna, se fossi nella perfezione dell’amore, amerei come uno smeraldo è verde».

Occorre trovare dappertutto i piccoli motivi di gioia;
sentire che Dio continuamente ci parla.

 

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